L’amore per la tradizione che si sposa con le nuove tendenze aprendosi alle contaminazioni. Questo il fil rouge del nuovo disco di Lorenzo Bisogno Quartet intitolato “It’s a new Day” in uscita il 30 aprile 2024 per l’etichetta Emme Record Label. Un lavoro fresco, originale, dinamico al quale hanno preso parte Manuel Magrini al pianoforte, Pietro Paris al contrabbasso, Lorenzo Brilli alla batteria e Cosimo Boni alla tromba. Dopo il primo disco “Open Spaces” e il relativo tour che li ha visti esibirsi sia in Italia che all’estero insieme a Massimo Morganti, trombonista di riferimento del jazz italiano ed europeo, si apre un secondo capitolo con un nuovo protagonista, il trombettista Cosimo Boni. Una band affiatata, dunque, che si fonda sulla fiducia e sull’interplay in un dialogo continuo basato sull’ascolto reciproco, dove il groove e la melodia sono sempre protagonisti.
Il quartetto pur attingendo dal jazz del passato, si arricchisce di tanti linguaggi spingendosi verso quel territorio inesplorato che possiamo riassumere come contemporary jazz. Il punto di partenza ideale è quello che fa riferimento al secondo quintetto di Miles Davis ma con un approccio compositivo che apre lo sguardo ad altri generi come il soul, l’hip hop, il funky. Lo swing si alterna a groove decisi, a tratti incalzanti che offrono la giusta base per i fiati e che diventano più incisivi nelle parti improvvisate. Nonostante questo la band mantiene per tutto lo svolgimento dei brani un grande senso melodico, merito anche dell’incontro tra tromba e sax che si intrecciano senza mai opprimere gli altri membri della band.
Tutti i brani che compongono il disco raccontano una storia, prerogativa fondamentale di cinque musicisti che danno l’impressione di ascoltarsi reciprocamente per raggiungere il miglior risultato possibile. La title track, “It’s a new day“, è forse la composizione che sintetizza al meglio il sound della band perché si presenta come un mix di suol, hip hop e funky con una ricerca armonica raffinata e un groove determinato e incisivo. “It’s an old day” è invece una piccola suite molto più melodica che lascia spazio all’interplay e all’affiatamento dei musicisti. Sax e tromba dialogano alla perfezione intrecciandosi e mettendo in risalto l’aspetto ritmico con un ostinato di pianoforte che parte dall’inizio per durare fino alla fine.
“Trying to remember“, anch’esso brano ricco di spunti si sviluppa in vari momenti, partendo da un tema semplice, cantabile costruito su un ostinato di piano e basso all’unisono, per poi sfociare nell’improvvisazione pura fino a un ritorno al tema iniziale. Nel disco sono presenti anche composizioni che portano la firma degli altri musicisti, ovvero “Embers” e la ballad “Gregò” di Pietro Paris, “Know Thing” di Cosimo Boni e “Día de Los muertos” di Manuel Magrini. A questi si aggiungono due improvvisazione libere costruite su uno schema armonico di Wayne Shorter. la prima si chiama “Mayabe Not” e l’altra “That was for Albert” ed entrambe sono due frammenti o episodi che servono a dare un’idea di transizione.