“Troppo Frizzante” è lo scomodo esordio discografico dei leimannoia, ma chiamarlo solo “EP” è riduttivo: è più un’esplosione di idee, umori, sbroccate, citazioni a caso, Negroni e verità scomode dette con un ghigno in faccia. Disponibile dal 23 maggio per Cinico Disincanto, il progetto è un checkpoint punk-pop-funk-surreale che segna l’inizio ufficiale di un viaggio cominciato per gioco e finito in studio.
Questo lavoro non vuole spiegare chi sono i leimannoia oggi, ma racconta chi sono stati in questo anno di concerti, esperimenti e birrette calde: un concentrato di energia un po’ scomposta, creatività istintiva e zero voglia di sembrare “giusti”. Un disco nato da errori buoni, di arrangiamenti nati di pancia, di idee buttate lì e poi diventate canzoni. Non è perfetto, ma non prova nemmeno a esserlo. E forse è proprio questo il punto.
Il titolo “Troppo Frizzante” viene da lì, da quello slancio di vita e di incoscienza che fa fare le cose anche quando non si sa bene dove porteranno. Una citazione a Boris? Sì, voluta. Ma qui nessuno si spreme per sembrare “artistico”: è tutto vero, tutto storto, tutto nostro.
In sei brani si passa dall’amore deragliato ai segreti inconfessabili, dai superpoteri sprecati all’indie da discount, dalla smania funky alle sbornie sentimentali condita di salsa.
I protagonisti sono pischelli sfigati, padri con doppie vite, ex che sembrano boss di fine livello e donne con la maionese tra i capelli. Ogni traccia è un piccolo cortocircuito tra ironia e malinconia, tra ritmo da ballare e frasi che un po’ fanno male, soprattutto se ti ci ritrovi dentro.
“Troppo Frizzante” è grezzo, sfrontato, sincero. È il loro modo di dire “eccoci”, senza filtri, senza pettinarci i pensieri. E se ti sembra un po’ troppo… forse è perché non sei abbastanza frizzante, o forse perché non hai mai provato a bere una bottiglia appena shakerata.
leimannoia prende vita nell’estate del 2024, frutto di una sintonia artistica e personale sviluppatasi tra quattro amici, decisi a trasformare le loro serate romane in qualcosa di più che semplici birre e battute acide. Dopo il primo live, la decisione è stata unanime: unirsi sotto il nome di leimannoia e portare un po’ di quel caos organizzato nei palchi della Capitale.
Musicalmente, il loro stile è un cocktail imprevedibile di funk, pop, indie, hip hop e un pizzico di punk rock – quanto basta per sciogliere le gambe e accendere l’atmosfera. Non amano essere etichettati, perché in fondo, come dicono loro, le categorie di genere musicale sono ormai un concetto superato. Se vi trovate a soffiare aria dal naso ascoltando un loro pezzo, congratulazioni: avete colto la loro essenza. Se non vi succede… beh, potrebbe essere un problema vostro. I testi dei leimannoia sono un mix di irriverenza, satira e nonsense, che oscillano tra critica sociale e puro divertimento. Ridono dei dogmi, smontano con leggerezza la gravità del vivere quotidiano e non si vergognano di inserire qua e là un po’ di cuore, quando l’occasione lo richiede. La formazione vede Nanni e Laso alle voci, Johnny Patana alle chitarre brillanti e Fabbio Lavazza alle tastiere lunatiche. Insieme, hanno iniziato a farsi notare nella scena musicale romana, suonando per un pubblico di giovani scappati di casa, a suon di set energici, ironici e sempre un po’ brilli.
leimannoia è tutto questo: musica, caos, risate e il desiderio di smantellare la serietà con un groove irresistibile.