Cos’è umano? È questa la domanda al cuore del nuovo progetto del toscano Fabio Pocci, in arte Phomea. Un progetto che fa scontrare e incontrare indie-folk ed elettronica, sotto la guida di numi tutelari come Radiohead, Bon Iver e Notwist, incrociando diversi linguaggi… non tutti umani.
Dopo un album intimo, artigianale e quasi interamente acustico, infatti, Phomea torna con un progetto a 360°: “Me And My Army“. Dodici canzoni, cui hanno partecipato venti musicisti, fra cui Alessandro Fiori e Flavio Ferri. Dodici immagini generate da un algoritmo, una per ciascun brano. Tre video, ad espandere l’immaginario del disco. E perfino un filtro Instagram, che permette di trasformare la propria immagine in un avatar glitch.
Un’opera fatta di parole, suoni e immagini che raccontano un mondo in cui l’intelligenza è artificiale e la realtà virtuale. Un mondo in cui siamo costretti a chiederci cosa vuol dire essere (restare) umani.
“Non vogliamo essere diversi. Siamo diversi” spiega Fabio. “Siamo tutti in un qualche modo sbagliati ed è proprio questo che alla fine ci rende simili. Non siamo soli. Non dobbiamo essere soli in questa guerra. Questa è una guerra, l’ennesima contro noi stessi, e questa è la mia armata.”
“Me And My Army” uscirà l’11 novembre.Il disco sarà sostenuto da tre etichette: Beautiful Losers, Beng! Dischi e Beta Produzioni. Naturalmente, in versione fisica e digitale.
Phomea è il progetto solista del toscano Fabio Pocci, già membro di S.U.S. e Sparflatz. Polistrumentista, esordisce nel 2012 con un EP, La stessa condizione. Dopo un’intensa attività live, che lo vede aprire fra gli altri Beach House e Marco Parente, nel 2019 registra per MelaVerde Records il suo primo album, Annie, in cui il songwriting tormentato e l’approccio autentico gli valgono da Repubblica l’appellativo di “poeta grunge”. Durante la pandemia inizia la lavorazione del nuovo disco, Me And My Army, in uscita quest’inverno.