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Il prossimo 14 febbraio, in occasione degli 80 anni di Eric Andersen esce in tutto il mondo un album inciso in Italia: “FOOLISH LIKE THE FLOWERS – Live at Spaziomusica, Italy”.

Si tratta di un live registrato, come da titolo, a Spaziomusica di Pavia, uno dei locali storici per la musica italiana ed internazionale, costretto a chiudere dopo 35 anni di attività per una serie di cavilli burocratici. Questo concerto, che vede la straordinaria presenza di Scarlet Rivera, uno dei violini più rivoluzionari della storia del rock,  è stato uno degli ultimi ospitati dal live club che, legando il suo nome a questo importante documento sonoro, consegna la sua attività alla storia della musica dal vivo nel nostro paese.

“Nella mia esperienza – ha detto Andersen – il pubblico italiano ha da sempre un debole per i cantautori. Forse non tutti capiranno ogni tua singola parola, ma tutti comprenderanno il sentimento delle canzoni! Sono onorato di essere stato invitato a condividere le mie in questa terra meravigliosa. E ringrazio le persone splendide che hanno contribuito all’uscita di questo album”.

Scrive Paolo Vites nella presentazione dell’album: «“La strada è una maledetta vita impossibile” disse una volta Robbie Robertson, chitarrista di The Band. Ma la strada è anche luogo di incontri e avvenimenti speciali. Tiene in vita sogni, speranze, visioni, anche se c’è un prezzo da pagare.

Succede ad esempio che due musicisti sfiorino le loro strade di pochissimo per poi ritrovarsi e lavorare insieme anni dopo. Una sera di una estate formidabile, quella del 1975, al Greenwich Village di New York durante il primo show di quella che sarebbe diventata la leggendaria Rolling Thunder Revue, Eric Andersen si esibisce con Bob Dylan. Negli stessi giorni, Scarlet Rivera sta registrando con l’autore di Blowin’ in the Wind uno dei suoi massimi capolavori, l’album Desire.
Più di quarant’anni dopo i due sono sullo stesso palcoscenico, per una serie di splendidi concerti. Si erano incontrati di persona per la prima volta una decina di anni prima quando Scarlet si recò a un concerto di Eric a Los Angeles. Affascinata da quanto aveva sentito e visto, espresse il desiderio di collaborare con lui, se ci fosse stata l’occasione. “Non l’avevo mai incontrata prima e non conoscevo la sua musica, ma capii che era davvero brava” racconta Andersen. “Ero alla ricerca di un altro violinista dopo la fine delle proficue collaborazioni con Michele Gazich e Joyce Andersen. Così abbiamo deciso di fare alcuni spettacoli insieme. Alla gente piacquero molto. Di lei amai subito i toni profondi che sa far scaturire dal suo violino”.
E così la strada va avanti.
È l’inverno del 2019, la pandemia è alle porte, ma noi non lo sappiamo. Per molti sarebbe stato l’ultimo concerto prima del lockdown e dell’interruzione di ogni attività, compresa quella dei concerti. A Pavia, la sera del 9 novembre 2019, fa tappa questa nuova Rolling Thunder Revue, perché lo spirito è sempre lo stesso, nonostante il passare degli anni: condividere le emozioni, i sentimenti, l’amore. Per Eric Andersen, una carriera cominciata negli anni 60, questa è sempre stata la sua missione. Esibirsi nei club di ogni parte del mondo, condividere gli sguardi, creare una comunione tra artista e spettatore in cui la distanza dal palco alle seggiole viene annullata.
Con lui per questi concerti italiani un ensemble eccezionale, transnazionale, buon segno di come la musica sia in grado di superare i confini: la moglie Inge Andersen, olandese, alla seconda voce e ai cori; la percussionista canadese Cheryl Prashker; l’eccellente suonatore di dobro Paolo Ercoli, italiano; e lei, Scarlet Rivera, “The Queen of Swords”, la violinista zigana che diede a Bob Dylan un sound, newyorchese come Eric.
Sono gli eredi di quell’avventura, sono in cerca, come noi, di redenzione e bellezza. E così sarà. È d’accordo anche Eric: “In quel tour la nostra piccola world music band ha suonato e cantato magnificamente. La musica è la lingua internazionale non parlata”.
Nell’accogliente e vintage cornice di Spaziomusica a Pavia, locale storico della musica indipendente italiana e internazionale, i nostri si donano in una cavalcata di melodie folk, corde metalliche, suoni antichi e misteriosi che richiamano spiriti e compagni persi per quella strada, chiedono grazia e danno al pubblico conforto e ispirazione. Non è quello che tutti noi chiediamo alla musica?

Questo CD racchiude una scelta selezionata e ragionevole di quel concerto, perché capace di toccare anche se velocemente ogni parte della lunga carriera di Andersen. Dagli esordi folk a metà anni ’60 con la ballata Dusty Box Car Wall, compresa nel suo disco di debutto, il pregevole Today Is the Highway pubblicato nel 1965, a cose più recenti dell’ultimo periodo, come la sorprendente You Can’t Relive the Past, scritta e incisa insieme all’ex Velvet Underground, Lou Reed, a dimostrazione di come il cantautore di origine norvegese abbia sempre spaziato nei larghi orizzonti della musica contemporanea, senza rimanere relegato nella “comfort zone” dei suoi inizi, come tanti suoi colleghi.
Di un periodo piuttosto dimenticato, la fine degli anni 60 e l’inizio dei 70, nel disco è compresa la bellissima ballata ispirata dalla musica brasiliana, We Were Foolish Like the Flowers, che dà anche il titolo al CD. Di nuovo un passo indietro: incisa da dozzine di grandi nomi, ecco Violets of Dawn, visionaria poesia che fece talmente impressione su Leonard Cohen che dopo averla ascoltata decise di darsi alla musica. Hills of Tuscany e Foghorn sono invece tratte da uno dischi più belli in assoluto del “songpoet”, quello della maturità completa, Memory Of the Future di fine anni 90. Se infine la delicata Under the Shadows, incisa con la figlia Sari, è una testimonianza della sua longevità artistica, non possono mancare due classici dal suo disco di maggior fama internazionale, Blue River: Sheila e Wind and Sand che proprio alla nascente Sari fu dedicata.
Eric Andersen a 76 anni canta in questa serata a livelli altissimi, la sua voce vellutata e melodiosa si erge imperiosa, ben accompagnata da questo small ensemble che colora di raffinati tocchi ogni spazio, senza sovrapposizioni. Tutti, questa sera, sono al servizio degli altri e ognuno è al servizio della musica.
Il circolo è completo. La strada è andata avanti e nessuno può dire che sia finita. Alla fine non è stata una “maledetta vita impossibile”. In fondo, come dice il suo vecchio compagno del Greenwich Village, Bob Dylan: “Il bello dell’essere sulla strada è che non sei impantanato da nulla. Nemmeno da brutte notizie. Dai piacere agli altri e tieni il dolore per te”.»

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