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In uscita il 31 maggio, “Ceramiche guida” è il nuovo album di AVARELLO, cantautore giunto alla sua seconda prova discografica, opera che si inserisce a pieno titolo nel cantautorato più intimista e disincantato, voce del disagio di una generazione suo malgrado cresciuta in una società frammentata, veloce e performativa, dove la difficoltà principale è fermarsi e guardarsi dentro.
9 brani che sono quindi un proseguimento dell’analisi sociale ed introspettiva iniziata nel 2021 con l’ottimo esordio Mentre ballo mi annoio, qui affinata maggiormente partendo dall’assunto metaforico che gli esseri umani sono artigiani di se stessi, forgiatori di forme fragili come ceramiche, che celano un vuoto da riempire inseguendo l’abitudine, le zone di comfort, le guide relazionali e sociali che alla lunga si rivelano limitanti e fonte di frustrazione esistenziale, come recita la title-track: «La commedia dei saluti, del tutto a posto, con permesso, scusi tanto, ho da fare un po’ di cose per raggiungere obiettivi, tanto per sentirmi meglio, ogni azione con pazienza, è evidente ho una mancanza».

Nei singoli apripista “Acufene” e “Camomille” si parla rispettivamente della difficile comunicazione con l’altro e del rapporto tra passato e futuro, con la speranza di un cambiamento che spesso coincide con un liberatorio «lasciarsi andare e cadere sul mondo» o «tuffarsi dalla finestra» per stare in mezzo alla vita e assaporarne l’autenticità, questa sconosciuta. Autenticità che si può ricercare anche nella semplicità di un abbraccio, come accade nella malinconica Liquido, una dolcissima ballata accarezzata da un arrangiamento orchestrale e soffuso in pieno stile anni 60.
Quante volte dialoga con la vita stessa, riconoscendone la natura incerta, causale ed incontrollabile, mentre IV novembre insegue impulsi battistiani nella partitura intarsiata da un delizioso moog e ritmica funky, per poi librarsi nel refrain che descrive un’umanità fatta da «anime libere che si disperdono, fiori dentro questi schermi». L’apice del disco viene raggiunto con “Piccole Crepe“, brano in duetto con il collega Nostromo, nel cui arrangiamento nostalgico e raffinato risuona l’eco dei grandi cantautori della scuola genovese, una gemma intimista che ricorda l’urgenza di lasciar andare le paure e, soprattutto, saper perdonare. La chiusura di “Preghiere” affonda il dito nel mood introspettivo del concept, ripiegando lo sguardo su di sé e sul ruolo di cantautore rispetto ai fantasmi interiori, all’inquietudine che tarpa le ali impedendo di correre liberi, da cui nasce l’urgenza terapeutica di scrivere e fare musica: le canzoni sono preghiere salvifiche innanzitutto per se stessi e, in secondo luogo, per chi vorrà ascoltarle.
Un lavoro delicato e complesso, che offre molteplici spunti di riflessione sui tempi attuali e, al contempo, ripropone in una veste sorprendentemente moderna la musicalità immortale del nostro storico pop d’autore, con una capacità interpretativa e un’impronta personale ricca di sensibilità umana e poetica.

Giuseppe Avarello, in arte AVARELLO, è un cantautore siciliano classe ’97. La sua musica è un viaggio itinerante che attraversa l’Italia lasciandosi contaminare dalle città in cui vive, poiché ogni brano è nato in luoghi diversi e porta con sé le impressioni più vivide di quel posto. Il primo frutto di questo incessante vagare in cerca di stabilità è l’album Mentre ballo mi annoio pubblicato nel 2021 da Revubs Dischi, ottimo esordio che l’ha portato a calcare numerosi palchi nostrani arrivando ad esibirsi anche in importanti festival, tra cui L’Umbria che spacca, Roghers Spring Festival e Beatfestival.
A contraddistinguere i concerti di Avarello è l’atmosfera da soggiorno che riesce a creare imbracciando la chitarra e iniziando a cantare come se stesse parlando con un buon amico, in quei momenti di fine serata inebriati dal vino, a confidarsi l’ultimo pensiero felice o le turbe di un’esistenza. Il tratto distintivo del suo stile cantautorale è un fascino senza tempo, sospeso tra passato e presente ma ostinatamente diretto verso il futuro. Infatti, pur attingendo alla migliore tradizione d’autore non smette mai di guardare avanti dieci anni rispetto a se stesso, distruggendosi per poi ricostruirsi da capo, dando fuoco a tutto ciò che ha fatto prima per poter riaccendere in ogni nuovo brano una luce inedita, una scintilla palpitante che altro non è che la necessità di raccontare la propria storia attraverso la musica, rivolgendosi contemporaneamente a più generazioni grazie ad una capacità di scrittura estremamente competente, sincera e capace di abbracciare ed insinuarsi nei cuori di chiunque.
Il 31 maggio si appresta a tornare con un secondo lavoro discografico dal titolo Ceramiche guida, anticipato dai singoli Acufene e Camomille. Il disco è già acquistabile in formato fisico ancor prima della sua release digitale, decisione nata per portare all’attenzione la questione del modello di pagamento per gli artisti delle piattaforme streaming, che costituisce un danno economico ma anche, e soprattutto, un problema di mentalità.

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