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Il 20 ottobre uscirà, per l’etichetta Pioggia Rossa Dischi, “Avrai sempre un posto nel mio hard disk“, il nuovo lavoro di Tutte Le Cose Inutili, a cinque anni di distanza dall’ultima fatica discografica.
Registrato in presa diretta al Greenfog Studio di Genova da Mattia Cominotto, già al lavoro con Meganoidi, Tre allegri ragazzi morti, Punkreas, Od Fulmine e molti altri. I dodici anni di concerti legano una chitarra, una batteria e le voci di Lao e Meo in un tutt’uno indissolubile: è un inno alla musica suonata nelle sale prove, alle canzoni che escono per esigenza, ai chilometri in autostrada. Il filo conduttore del disco è molto diverso e, per certi versi, opposto al precedente Non ti preoccupare: se quest’ultimo si srotolava sul filo conduttore del viaggio, figlio di oltre 300 concerti in tutta la penisola, il nuovo disco è un viaggio interiore, racconta la storia del superamento di un abbandono, attraverso canzoni che sono come capitoli, dove ognuno di essi sviluppa una tappa del processo di cura, dalla solitudine di Allontamarsi, alla rabbia, all’attaccamento ai ricordi, al congedo.
“Avrai sempre un posto nel mio hard disk” è un manifesto della loro idea di fare musica, del loro cantautorato punk che li caratterizza e li sta facendo conoscere in giro per la penisola. Tante parole importanti figlie del nuovo cantautorato italiano cantate, parlate e urlate sopra un tappeto di musica diretto e incisivo di chitarre e batteria. Nessun campionamento, musica suonata e registrata in presa diretta per non sminuire e bloccare la loro irriverenza e la loro genuinità.
Il disco si apre con “Dimmi dove sei stamattina, il primo giorno che non sei più mia”. La canzone racconta il risveglio dopo l’abbandono. Chiara in tesa la serata precedente dove una storia d’amore è crollata, dove ogni fuoco si è spento. Sembra ancora impossibile, troppo vicini sono i ricordi, troppo male fa pensare. La polvere in una stanza, che si poggia ovunque e dove nessuno pulisce, diventa metafora della mancanza e dell’abbandono. LVI vive nel parallelismo con lo scoppio di una guerra.
Quando è che scoppia la guerra? Fino a un attimo prima sembrava tutto al suo posto, e poi senza rendersene conto il mondo si è rovesciato. Nella stessa situazione a volte ci troviamo noi, ignari degli eventi, costretti in un eterno naufragio senza approdi. E gli altri ti dicono che comunque lei ha fatto anche delle cose buone. Tardi tardissimo è ambientata in provincia e parla del sentirsi in trappola in una città come una prigione, nella quale succede tutto nelle solite quattro strade, una città fatta di luoghi e di
rapporti sociali. E dove può succedere che due persone che abitiamo a soli sette minuti di distanza possono sentirsi distanti anni luce. Poi un giorno lei ha fatto un incidente e al pronto soccorso Ho conosciuto tua madre. Lei aveva avuto un brutto incidente ma ripeteva che non si era fatta niente. E adesso che sei tu ad essere caduto da molto in alto, adesso che sei rimasto solo, ti ripeto facendoti forza che non ti sei fatto niente, anche se sai benissimo che non è vero. Barattolo è una sorta di ultima prova, racconta l’ultima speranza di poter tornare indietro nel tempo, tornando con la mente alla meraviglia delle prime volte quando i cuori battono senza sosta.
Quasi si prega per un ritorno, proprio adesso che dentro di noi sappiamo che si può andare solo avanti senza più voltarsi. Grosseto è un viaggio in macchina che non finisce mai, sullo sfondo della tangenziale che porta a Grosseto, su una strada tutta identica dall’inizio alla fine. Così è la canzone, ridondante; sembra di sentirci dentro la domanda fatta a tuo padre quando, andando verso il mare, chiedevi continuamente quando si arriva, senza che la fine sembri arrivare mai. Così una storia d’amore, anche se
finita, sembra lasciare strascichi infiniti, e voltare pagina sembra impossibile. Athos è dedicata ad un signore che veniva sempre a vederci e che raccoglieva scalette ai concerti e le pubblicava su un sito. È una
metafora sullo svelare in anticipo il finale: come l’addio in una relazione rivela un finale che poteva sembrare lontanissimo nel tempo, così Athos è morto in un incidente improvvisamente, non c’è più. Ragazzone racconta il farsi forza, il tirarsi su di morale, come può fare un amico e come possiamo dirci a noi stessi. Ci ricorda che siamo piccolissimi, insignificanti, e tra cent’anni saremo grandi ma morti, e che anche i grandi dolori e le piccole tragedie quotidiane col tempo svaniscono come si dissolve la brina la
mattina. Hard disk è la risoluzione, l’accettazione, la consapevolezza, è un andare avanti, è l’essere consapevoli che una persona è diventata parte dei ricordi indissolubili della tua vita ma che i ricordi non sono la vita e si deve andare avanti. Lei rimarrà per sempre dentro un hard disk insieme a tutte cose della tua vita, quelle importanti e quelle inutili, nel per sempre digitale, che resisterà anche quando noi non ci saremo più.
La grafica del disco è curata dal batterista, Francesco Meucci.

Tutte Le Cose Inutili sono un duo chitarra e batteria classe 1990 che fa il cantautorato punk. Dal 2011 hanno pubblicato tre dischi, tre libri e suonato in oltre 350 concerti in tutta Italia.

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