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Un ponte tra passato e presente in cui il jazz incontra la musica classica in un viaggio sonoro che unisce tradizione e innovazione. Si presenta così Chamber Music disco d’esordio di Stefano Maimone & Upset Strings uscito il 7 dicembre 2020 per l’etichetta Emme Record Label. Un progetto che vede coinvolti il classico quartetto d’archi composto da due violini, viola e violoncello ed una sezione ritmica formata da basso elettrico e batteria. Completano la band Nicola Nieddu al violino, Sebastian Mannutza al violino, Francesca Fogli alla viola, Antonio Cortesi al violoncello, Enrico Smiderle alla batteria con la partecipazione speciale di Luigi Rinaldi al sax soprano e Marianna Craca al flauto traverso in Teen Town, Theme One. Il risultato è un disco visionario in cui due mondi apparentemente lontani si incontrano grazie all’utilizzo di strumenti elettrici ed acustici che trovano un terreno comune su cui confrontarsi. Non a caso l’album vuole omaggiare alcuni dei compositori che hanno avuto maggiore influenza nella crescita personale e musicale del bandleader. Le due figure più importanti sono state sicuramente Claude Debussy e Jaco Pastorius, i quali hanno esercitato un’azione determinante nello stile di scrittura musicale e nell’approccio dello strumento.

Gli arrangiamenti dei rispettivi brani dei due compositori vogliono rispettare in tutta la loro completezza il pensiero originale degli autori, mantenendo però un carattere personale e continuando a creare un dialogo costante tra passato e presente. Il confronto tra questi due autori che mette inevidenza il pensiero di questo progetto musicale in cui spesso gli arrangiamenti sono molto originali pur mantenendo la poetica dell’originale. E’ il caso di Havona, celebre brano di Jaco Pastorius, in cui il quartetto d’archi, sostituito ai sintetizzatori, si sposa alla perfezione con il fraseggio del basso e la ritmica piuttosto fedeli all’originale. Dr Gradus ad Parnassum è invece una composizione di Debussy che viene completamente stravolta nell’arrangiamento e pur mantenendo fede all’idea artistica dell’originale, con l’inserimento del basso elettrico e di una ritmica sincopata, fonde alla perfezione l’impressionismo musicale dei primi del 900 con il jazz sperimentale degli anni 70. Bouncing è l’unica, ma non per questo meno importante, traccia originale del disco che ancora una volta mette in evidenza la mentalità aperta di questo progetto. In questo caso il quartetto d’archi diventa il giusto tappeto per il basso elettrico che, oltre a tenere la ritmica, diventa anche strumento melodico capace di portare avanti l’andamento di tutto il brano.

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