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Questo periodo in cui il Covid19 ci ha isolato dal mondo e dai contatti sociali lo ha fatto tornare un po’ più in contatto con sé stesso e così Cortez è diventato più prolifico, tanto da produrre due nuovi album in tre mesi, uno rock e uno soul. Dopo averli messi in competizione in un sondaggio sulla sua pagina ufficiale Facebook, i suoi follower hanno votato.
A sole tre mesi dall’uscita di “Poeta di Strada”, “Nel colore della Notte” esce il 26 giugno prossimo e conferma la svolta rock italiana dell’artista di Roma dalla lunga discografia in inglese con il suo vero nome Alessandro Bagagli.

Sulla pagina del suo canale YouTube sono già disponibili quattro video delle sue nuove quindici canzoni e se il buongiorno si vede dal mattino, l’album si preannuncia a tinte forti. “Troppo soli”, un brano pop rock dalle tinte reggae e hard rock che, miscelate insieme, offrono un risultato originale, nel panorama italiano; “Stranestorie”, dai cori potenti almeno quanto le chitarre: “che ipocrisia è la follia ma ti fa sentire vivo”. Una canzone che invita a liberarsi dalle convenzioni della società; “sono strane storie senza inutili agonie”. “Nel Colore della Notte” è la title track e si abbina benissimo alla copertina dell’album di Cortez: una canzone a tinte scure: “Nel colore della notte c’è chi vede quel che ha, si accontenta della vita mentre il sogno passerà; nel colore della notte senti l’elettricità che ti spinge a prenderti quel che il mondo non ti renderà”. Questi versi parlano della fine del sogno adolescenziale, della presa d’atto che la vita è un’altra cosa ma che non per questo bisogna rinunciare a combattere.

Piano e chitarra mescolano il cantautore con il rocker. Le influenze sono evidenti e pescano nel rock d’oltreoceano, da maestri come Jackson Browne, Tom Petty e Bruce Springsteen, che Cortez non ha mai negato di amare moltissimo.

E poi una ballata bellissima, “Io ci sarò”: sembra una preghiera ma è una canzone d’amore cantata con degli acuti dolcissimi. Un brano che ti invita a disfarti del passato per affidarti al tuo nuovo amore, un amore quasi etereo, come le tinte tenui e rassicuranti che evoca la canzone.

“Qualcosa di Più” parla di caporalato, di cui oggi si parla molto perché finalmente i media se ne stanno occupando più diffusamente di quanto facessero nel 1992, quando Cortez la scrisse. “Lucia aspetta quel furgone che la porterà sulle colline fatte di terra che le sporca le mani e il cuore”. Una canzone che ci porta dentro alla vita di una ragazza come ce ne sono molte, in giro per l’Italia, in giro per il mondo: “quell’aria triste di bambina quando lavora fino a sera, raccoglie frutti amari”. E vuole qualcosa di più, qualcosa che cerchiamo anche noi: cantare con le amiche, un ragazzo che la porti a ballare fuori.
E poi i brani più potenti, ricchi di chitarre e ritmo, come “Fatti sentire mia” che l’artista italiano ha ripescato dal suo primo album “Un po’ di Sentimento,” arrangiandola in modo nuovo; o “Fuori dalla Realtà”, dedicata a chi vive in “una gabbia comoda”, senza rischiare in prima persona a vivere; “Giovani Cuori”, dedicata alla ribellione di una gioventù fatta di rock and roll, tra banchi di scuola e strade di periferia.

“Vagabondi dell’Anima” ti porta direttamente in un’atmosfera cupa, la voce roca quasi come un Willie De Ville italiano: “Un’altra sigaretta e poi si parte, io e te, lasciandoci alle spalle quel che inutile oramai; fatti bella perché sai che non ritornerai sui tuoi passi incerti quanto i miei”. E’ una ballata acustica che può essere stata scritta a Memphis o a Roma: il risultato non cambia e le passioni musicali di Cortez emergono forti.

Anche per “Nel Colore della Notte”, la particolarità dell’album è che tutti i brani sono scritti, arrangiati, suonati e autoprodotti dall’artista: batterie, bassi, chitarre, sax piano e organo B3.
L’album è potente nei suoni e nei contenuti. Cortez ci tiene a suggerire di soffermarsi sulle parole, perché è lì che ritiene sia la forza della sua musica.

Non è un album da ascoltare in sottofondo, perché è musica che scuote. Si definisce un cantastorie, come ha imparato da artisti più grandi di lui, Bob Dylan su tutti.

“Ero il primo della classe, fino a quando è entrata la chitarra nella mia vita” afferma con ironia Cortez. I riferimenti alla sua crescita in ambito musicale sono ben descritti nella sua bio sul suo sito web www.officialcortez.net. “Volevo fare rock e allora ho comprato una chitarra come cantavano i Byrds in So You wanna be a Rock and Roll Star”, continua.

La sua vita è cambiata quando ha imbracciato la sua prima chitarra “perché quando vidi il Boss a Zurigo nell’81 capii che io volevo essere un rocker. Avevo 14 anni e Springsteen mi salvò la vita”.
Il carattere di Cortez, genuino e sincero, rispecchia la sua musica. E in questo nuovo album ascoltiamo un artista poliedrico, influenzato da molti stili, che ha saputo trasformare in uno stile originale e personale.

Non acquistate questo album se cercate il brano all’ultima moda.
Se invece amate il rock, quello di strada e amate ascoltare la musica ad alto volume, se siete degli amanti dei cantautori rock e dell’impegno anche nei contenuti, se volete ascoltare una canzone e scoprire che potreste averla scritta voi, allora questo è l’artista che fa per voi e l’album “Nel Colore della Notte” non vi deluderà.

“Quando scrivo penso se quello che scrivo è interessante per me…” afferma Cortez. “È il mio modo di capire se una canzone è valida o no. Non scrivo per compiacere gli altri ma anzitutto per far piacere a me stesso. Talvolta poi gli altri trovano analogie con le loro vite, con le loro esperienze, i loro sentimenti, magari qualcuno si identifica in quello che scrivo e trova nelle mie parole qualcosa di sé. È raro ma quando accade, quello per me è il successo: riuscire a cantare una canzone che diventa degli altri e di cui io rimango solo l’interprete. L’interprete delle tue passioni, dei tuoi sogni, delle tue sconfitte, del tuo amore. Sono quei rari casi in cui mi sento anche un po’ poeta: quando riesco a captare, quasi come un’antenna, sentimenti e situazioni che non sono solo miei. Ecco” conclude, “quelli sono i momenti che mi rendono felice”.

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