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Sarcasmo feroce e ispirata denuncia politica, zero lustrini e molta sostanza. Torna la band più politically scorrect d’Europa, e sempre fedele a sé stessa presenta un album dai ritmi scatenati: un’irresistibile miscela di ska e punk, un esplosivo cocktail di elettronica e rock.

È #fakenews il nuovo disco dei bosniaci Dubioza Kolektiv targato etichetta Menart, fuori il 28 gennaio e disponibile gratuitamente in rete sia in download che streaming.

Un album che è allo stesso tempo un grido di rabbia e un urlo di amore, per la vita e l’intero genere umano. Come suggerisce il titolo, ispirazione e tema del progetto sono le fake news, le cosiddette bufale della rete ormai fenomeno dilagante degli ultimi anni.

Ospiti illustri affiancano il gruppo nella realizzazione del disco: accanto a un partner consolidato come Manu Chao, si aggiunge il giamaicano Earl Sixteen di Dreadzone, Toma Feterman dei Soviet Suprem, e il gruppo messicano Los de Abajo. Novità assoluta: l’esclusiva presenza di Robby Megabyte, il robot futura stella del web e non solo.

È lui il protagonista di “Take my Job Away”, il nuovo video in uscita oggi. Robby Megabyte è il primo robot dall’aspetto umano nel campo dell’intrattenimento musicale. Una scelta obbligata per i Dubioza Kolektiv, che raccontano ironicamente di essere stati costretti a ricorrere ad avanzate soluzioni di robotica e intelligenza artistica artificiale per sopperire alla totale mancanza di talento nella band e in tutti i Balcani.

“Negli ultimi due mesi – spiegano – abbiamo lavorato duramente alle nuove canzoni con Robby Megabyte e siamo davvero contenti del risultato: non solo è più affidabile ed efficiente degli umani, ma mostra anche un incredibile potenziale creativo grazie a processori e software all’avanguardia sviluppati nei laboratori dell’Istituto bosniaco per l’intelligenza Artificiale.

“Take my Job Away” è preceduto dalla clip “Cross the line”, con Manu Chao. Un inno alla libertà di movimento dei migranti, costretti a fuggire da confini e tempi insanguinati. “La libertà di muoversi, la libertà di attraversare, la libertà non è un crimine”: ribadiscono.

“Nell’era delle bufale online, del giornalismo acchiappaclic, della propaganda e disinformazione, è difficile capire quale sia la verità. Questo è il motivo per cui le nostre canzoni cercano di ridimensionare e ridicolizzare il fenomeno delle fakenews: immigrati e rifugiati non fanno parte di una grande cospirazione, la marijuana non è una droga di ingresso verso sostanze più pesanti, i robot non ci porteranno via il lavoro e l’intelligenza artificiale non conquisterà il mondo a breve. Quello che invece è più probabile è che la letale combinazione di avidità politica e cambiamento climatico renderanno il mondo sempre più inospitale in un futuro non poi così distante”.

Le canzoni sono in inglese, spagnolo e un ironico francese Google-Traslated, parole semplici e di immediata comprensione anche per chi non conosce la lingua.

La band inizierà un lungo tour internazionale al via il 5 febbraio con le prime tre date già sold out in Repubblica Ceca per poi proseguire in Russia, Regno Unito, Francia, Spagna e Germania e molto altro.

C’era una volta, nel lontano 2003, in una terra lontana chiamata Bosnia ed Erzegovina, un gruppo di amici che decide di formare una band. Ma non si trattava di una band normale, e non si formava in circostanze normali. Se da una parte è vero che insieme alle sonorità locali dei Balcani, si mescolavano influenze musicali provenienti da tutto il mondo come ska, punk, reggae, elettronica, hip-hop, dall’altra però, non esisteva l’industria musicale, c’erano pochi concerti e nessuno spazio per l’espressione culturale o politica tra i giovani: l’ intera regione era avvolta da una profonda stagnazione morale ed economica. Ma fu proprio a partire da un simile background che sono nati, urlando e scalpitando, i Dubioza Kolektiv. Ed esigevano di essere ascoltati. Da allora la band è andata avanti più forte che mai, affermandosi come una delle migliori e più famose esibizioni dal vivo in Europa orientale. Per una rapida carrellata della storia della band, il loro primo album autoprodotto Dubioza Kolektiv è stato pubblicato nel 2004, e ha immediatamente incontrato l’entusiasmo del pubblico, come non si vedeva sulla scena bosniaca fin dai tempi pre-bellici. A seguire l’ep Open Wide, questa volta con il poeta dub Benjamin Zephaniah e Mush Khan di Fun-da-mental. Il secondo album, Dubnamite, segna il debutto della loro popolarità che inizia a diffondersi oltre i confini. Nel 2008, con l’uscita di Firma Ilegal, la loro posizione ferrea contro l’establishment nazionalista li porta alla fama in tutta la regione balcanica. Una delle loro canzoni più popolari è arrivata sul grande schermo con “Blam”, aprendo il film “Na Putu” del vincitore dell’Orso d’oro a Berlino Jasmila Žbanić. L’album numero quattro, 5 do12, è stato reso disponibile gratuitamente su www.dubioza.org in segno di aperto affronto alle etichette musicali ultra-capitaliste, oltre che come espressione di impegno nei confronti dei fan. Fu in questo periodo che Bill Gould di Faith No more ha prodotto il loro quinto album, Wild, Wild East sotto l’etichetta Koolarrow Records, introducendo così i DK sulla scena internazionale a distribuzione mondiale. Successivamente l’album Apsurdistan, pubblicato nel 2013, è stato un enorme successo, con oltre 300.000 download. Il video per il brano “Kažu” è stato visto 15 milioni di volte su YouTube e il loro tour nei Balcani occidentali ha registrato il tutto esaurito in ogni singolo evento. Tutto questo, sommato ad un approccio al tour incessante, ha portato i suoni dei Dubioza Kolektiv in ogni angolo d’Europa. Il che ci porta finalmente ad Happy Machine, ispirato in gran parte agli eventi che si sono susseguiti nel tempo – dalle proteste del parco Gezi di Istanbul, al carcere dei fondatori di The Pirate Bay, alla crisi dei rifugiati siriani e la vergognosa risposta dell’Europa. Happy Machine rappresenta probabilmente il loro album più provocatorio registrato fino ad oggi. Altri spiriti affini nel mondo della musica si sono uniti alla causa, con le apparizioni di Manu Chao, Benji Webbe di Skindred, Roy Paci, il cantante punjabi BEE2, la band catalana ska-rumba La Pegatina e il trombettista Dzambo Agusev dalla Macedonia. Le canzoni sono in inglese, spagnolo, italiano e punjabi. Segue Pjesme za djecu i odrasle uscito a novembre 2017 e nel 2020 sbarca il loro ultimo disco: #fakenews. Niente atteggiamenti da macho, soldi ed ego; niente gangster di “rude boy” di MTV, niente spogliarelliste e lustrini, niente sponsorizzazioni da parte dell’industria della moda internazionale; quanto piuttosto un’esperienza musicale fatta di forme musicali tradizionali modellate da una guerra che ha cambiato le loro vite per sempre, forgiandole con una carica di positività che ti colpisce come una ventata d’aria fresca.

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