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Disponibile in CD e su tutte le piattaforme digitali dal 29 gennaio 2021 per Santeria Records, con distribuzione fisica Audioglobe e distribuzione digitale The Orchard, l’omonimo album d’esordio dei Dust & The Dukes brucia nel solco del miglior desert rock, attingendo alle radici della musica Americana sotto a un cielo di atmosfere lisergiche. Il power trio di Firenze, composto dall’italo-americano Gabriel Stanza, da Enrico Giannini e Alessio Giusti, continua il suo percorso con la prima prova sulla lunga distanza, anticipata dal singolo Bueno’s e relativo video, esplosivo heavy blues degno dei Dead Weather di Jack White e Alison Mosshart, nonché particolarmente eloquente nel ricordarci che, attenzione, “Dust storms may exist“. Nelle parole della band: “Bueno’s racconta di come tutti là fuori vogliono dirti in che modo vivere la vita, ma per fortuna esistono ancora persone che si lasciano andare completamente al caos, come se si trovassero in una tempesta di sabbia».

L’immaginario dei dieci brani che vanno a comporre Dust & The Dukes richiama l’epicità delle classiche pellicole western, ma l’ascolto è un’avventura tutta da esperire sulla propria pelle. L’album include i precedenti tre estratti, usciti tra 2019 e 2020 con ottimi riscontri. Partendo dal tiro animalesco di Run, che trasla in musica l’istinto primordiale del gruppo toscano con sangue che pulsa e muscoli in tensione, con ritmica ossessivamente tribale, ombrosità alla Nick Cave & The Bad Seeds e puro rock and roll da post-sbornia Rolling Stones. Per proseguire con il più riflessivo blues – il blues che piacerebbe a Tom Waits – di Life In A Bottle, impreziosito dal contributo di Uberto Rapisardi in veste di ospite all’organo Hammond, e con l’irresistibile energia in stile Queens Of The Stone Age del più solare Secrets In The House, “ghost dance” da ballare in punta di stivali, alternando colpi di tacco sulla sabbia che scotta.

La scaletta di Dust & The Dukes si completa poi con il perfetto country da saloon di Just Fine, l’imperativo piglio garage di Sit & Listen, l’elettricità cinematica e cinematografica di Plus 18 e la spiazzante ballad al piano intitolata Feather. Menzione a sé stante per la conclusiva Losing Tune, che si articola in due parti: crepuscolare intro da intonare sulla riva del fiume e crescendo che, sospinto da ritmiche rocambolesche e fiati filo-mariachi, funziona spesso da perfetto climax persino durante le esibizioni on stage.

Formati nel 2016 e forti della prestigiosa vittoria alla 29esima edizione del Rock Contest di Controradio nel 2017, dopo un EP autoprodotto sempre nel 2017 e i recenti apprezzamenti di Marc Ribot, i Dust & The Dukes concretizzano un enorme potenziale sparando la cartuccia del loro primo lavoro ufficiale. Dust & The Dukes è stato registrato in presa diretta, tutti insieme senza metronomo, per preservare l’attitudine e la sensazione coinvolgente della band che suona dal vivo, davanti al pubblico, e prodotto presso il SAM Recording Studio di Lari dal fido Andrea Ciacchini.

La dimensione live, del resto, è la dimensione ideale per i Dust & The Dukes, che non a caso vantano da sempre un’intensa e serrata attività in tal senso, anche in supporto a Bud Spencer Blues Explosion o a nomi internazionali come i già citati The Veils e Tinariwen. Il primo tour europeo del terzetto, che avrebbe dovuto svolgersi la scorsa primavera ed è stato interrotto a causa dell’emergenza sanitaria mondiale, è in attesa di riprogrammazione. Se chiedi alla polvere, da ora in poi con ogni probabilità arriverà in risposta la tempesta sonora dei Dust & The Dukes. Ricorda: “Dust storms may exist”.

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