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Fuori dal 24 maggio su tutti i digital store l’omonimo EP degli Hollow Echoes. “Your smell was the drug“, primo singolo estratto, è stato un assaggio del loro progetto. Il brano nel giro di poche settimane ha suscitato l’interesse del pubblico raggiungendo 15mila streams su Spotify e altrettante views su Youtube.

Hollow Echoes” è un concept album che non voleva essere un concept album. I quattro pezzi del EP sono nati in maniera spontanea, sono un racconto intimo e delicato delle esperienze della band e senza accorgersene tutti quanti giravano attorno allo stesso tema: il tempo.
Ognuno dei brani tratta in maniera esplicita o implicita il tempo in una forma differente. Ad esempio il tempo di un rapporto ormai chiuso, quello di un isolamento nazionale forzato, quello dell’apatia e dello scorrere lentissimo dello stesso tempo.

La band prende spunto da diverse forme musicali per ricreare quello che è il loro personalissimo suono. Li potremmo definire rock, ma non mancano influenze elettroniche a tratti psichedeliche, e neanche un po’ di post grunge.

“Your Smell Was The Drug” ripercorre una relazione che sembra essere finita, paragonando l’odore del partner ad una vera e propria droga. C’è la volontà di chiudere un arco temporale significativo della propria vita, prendendo momenti belli e brutti. Temi centrali del brano sono per l’appunto l’olfatto, il sesso, i rimpianti, il rapporto tossico e le droghe.

“Counting the days” è il brano più complesso, e più lungo, dell’EP. La canzone è una prospettiva sul lockdown di marzo 2020. I cambi di mood del brano, i contrasti fra le consonanze e le dissonanze, e persino il mix di generi musicali riflettono quello che può essere lo stato d’animo di chi si è ritrovato in quel periodo: altalenante come poche cose. La fine è speranzosamente ambigua.

“So many hours” è ispirato all’opera teatrale “Aspettando Godot”. Temi centrali sono la paura di far scorrere il tempo senza goderselo, il crogiolarsi nell’apatia e nel nichilismo, e la noia, acerrima nemica. Il brano più vecchio, a detta della band.

“If you’re Kronos (You suck young blood)” si rifà al dipinto di Goya “Saturno che divora i suoi figli”, che è un pretesto per collegare Saturno, venerato dai latini, con Crono, venerato dai greci nella loro complessa mitologia. Crono è anch’esso un pretesto per fare riferimento al tempo, che tutto divora, come il dio raffigurato nel dipinto.

Gli Hollow Echoes fanno la loro comparsa in questo piano astrale senza una ragione ben precisa, come l’evoluzione: un po’ frutto del caso, un po’ adattamento di caratteri nelle specie.

Creati per assolvere una funzione terapeutica nella mente del chitarrista e polistrumentista Walter A. Lanotte, gli echi divengono reali dopo l’estate del 2021, dopo aver coinvolto la cantautrice Martina Farinola, il batterista Luigi Pascuccio, il tastierista e polistrumentista Francesco Stefanelli ed il bassista e chitarrista Francesco Schiavone.

Gli echi non hanno confini, quindi si propagano indisturbati fra chitarre moderne ed estetiche post-grunge. Tastiere che dipingono paesaggi sonori lontani e linee di basso nevrotiche, voci urlate e flebili sussurri, violini vittoriani e percussioni elettroniche. Questi sono gli Hollow Echoes.

Il debutto della band avviene a novembre 2021 con il loro primo concerto che riceve subito tantissimi feedback positivi. L’8 aprile gli Hollow Echoes pubblicano il loro primo singolo “Your smell was the drug” che nel giro di pochissimo tempo raggiunge i 15k streams. Il brano anticipa l’uscita del loro omonimo EP “Hollow Echoes” in uscita il 24 maggio.

Il disco viene registrato e prodotto fra lo studio Altrementi Sound ad Acquaviva e del Death Star Studio di Marco Fischetti a Cassano delle Murge.
La copertina è stata realizzata da Luana F. Belsito, conosciuta come wallypain su Instagram. Talentuosa graphic designer autrice di fumetti con oltre 11k follower, mentre il logo dall’altrettanto talentuosa Jasmine F. Mascoli.

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