Maria Roveran: “Come in un film” è il nuovo album
Attrice di talento con una passione tutt’altro che segreta per la musica, Maria Roveran si è mossa sempre al confine tra i due mondi, cercando di esaltare nelle sue molteplici attività le connessioni tra immagine e suono. E al suo essere sospesa tra due mondi rimanda, fin dal titolo, il suo nuovo album, nel quale ha intenzionalmente voluto esaltare le affinità tra due ambiti disciplinari che avverte come intimamente propri, nelle modulazioni del viso come nell’articolazione della voce.
“Come in un film“ è infatti un racconto per parole e suoni che si sviluppa in una prospettiva cinetica, quasi che si levasse su un palcoscenico o si delineasse sotto la luce di una cinepresa, grazie anche alle creazioni sonore di Joe Schievano, splendide textures da soundtrack ma piegate ora all’esigenza della forma canzone. Ricercando il respiro, anche là dove tutto sembrava suggerirle un’apnea, ha così dato vita a un disco intimo, per certi versi anche duro, e sempre evocativo di molti possibili significati. Dieci brani come temi di dieci colonne sonore, con un uso della voce che sembra stratificarsi tra echi ed elementi di sound design per facilitare, all’ascolto, l’abbandono all’immaginazione. Quasi che il senso stesso della parola possa proiettarsi su di uno schermo, davanti ai nostri occhi o dentro di noi e in quell’immagine, evocata dalla musica, ritrovare infine la pienezza del suo significato.
L’album è anticipato dal singolo “Domenica” accompagnato da un videoclip realizzato dal videomaker e artista visivo Furio Ganz che si sviluppa con la forza di suggestione delle migliori sequenze cinematografiche, affidando ad ogni particolare un senso che si svela appieno nella successione delle diverse angolature. Girato in parte nel complesso monumentale dell’Ara Pacis Mundi di Medea, dedicato alle vittime di tutte le guerre del mondo, il video segue il racconto più dimesso di una vicenda intima e personale che, nell’alternanza del rimando al giorno di festa e al nome della persona cara, vuole esaltare non tanto la mancanza e il vuoto che segue ad ogni scomparsa ma la forza persistente di un ricordo vitale, in un caso affidato all’imponenza del complesso monumentale, nell’altro alla forza evocativa del canto.
“Con questo brano, ha dichiarato Maria Roveran, “ho voluto celebrare la forza del profondo legame che ci unisce con chi non cammina più al nostro fianco in una tensione affettiva che va oltre la dimensione della memoria. Un rivolgersi a loro, come parte significativa della nostra vita, comunicando un pensiero d’amore e di gratitudine, in un sentimento di vicinanza più che di nostalgia”.
Maria Roveran ha esordito nel 2013, alla Mostra del Cinema di Venezia, come protagonista del film Piccola Patria di Alessandro Rossetto, per il quale ha scritto e interpretato anche tre brani della colonna sonora. L’anno dopo replica il suo duplice ruolo di interprete e compositrice-cantante per la Foresta di ghiaccio di Claudio Noce, nel quale recita al fianco di Emir Kusturica. A Venezia ritornerà con altri film, come Questi giorni di Giuseppe Piccioni e Capri Revolution di Mario Martone, mentre porta in scena classici del teatro segnati allo stesso modo da rimandi alla musica come L’opera da tre soldi al Piccolo Teatro di Milano dove, per la regia di Damiano Michieletto, riveste i panni di Polly Peachum, misurandosi anche con la lirica al fianco di grandi interpreti quali Peppe Servillo. Tra i suoi impegni più recenti, il film di Andrea Papini, I nostri ieri, e la serie Black out- Vite sospese di Riccardo Donna, con Alessandro Preziosi, di cui in autunno andrà in onda la seconda stagione, sempre su Rai 1. Nel 2024, è stata alla Biennale Teatro con Fabrizio Arcuri nello spettacolo “Sleeping Beauty” e da pochi giorni, agli inizi di novembre, ha portato al debutto, nel Duomo di Mirano, un concerto-spettacolo, “Africa, un ponte per crescere” che ha coordinato artisticamente, lavorando alla drammaturgia e dirigendo gli attori del gruppo “TeatroPer”, nel segno di un concreto impegno dell’arte a favore di comunità svantaggiate.