“Napalm! Napalm! Napalm!”: il disco d’esordio del trio LDC
Un progetto sperimentale dove il jazz si fonde con un sound metropolitano, avanguardistico, minimale spaziando tra rock, elettronica ed echi decisamente free. Si presenta così “Napalm! Napalm! Napalm!” disco d’esordio del trio LDC in uscita il 19 novembre 2022 per l’etichetta Emme Record Label. La band, composta da Francesco Arrighi al piano e alle tastiere, Alessandro Abbate alla chitarra ed effetti e Marco Salvador alla batteria e il synth, nasce come gruppo di studio per partiture non convenzionali e improvvisazione totale ma ben presto si trasforma in un progetto musicale ben definito. In esso si incontrano suggestioni jazzistiche, riff di matrice rock e approcci all’elettronica, a cui si uniscono tanta irriverenza e una buona dose di autoironia. Il disco è caratterizzato da un approccio quasi totalmente improvvisativo in cui si alternano momenti melodici e minimali ad altri carichi di tensione e in cui confluiscono forti influenze noise ed elettroniche. Un vero e proprio mix di generi normalmente distanti tra loro, con armonie in alcuni punti più vicine al jazz, momenti di energia e aggressività tipiche del rock e improvvisazioni a tema libero a metà tra il free jazz e la musica classica.
La title track “Napalm! Napalm! Napalm!” rappresenta il senso di frustrazione della generazione dei musicisti, un grido di rabbia e di protesta contro il senso di smarrimento che spesso si prova. Con il suo alternarsi di momenti dalla grande violenza sonora ad altri più quieti, quasi riflessivi, rappresenta lo stato di continuo altalenamento emotivo ed esistenziale di molti giovani. Ti Ammazzo, Hai Capito?! è senza dubbio uno dei brani più sperimentali e vicini al free jazz e rappresenta musicalmente il senso di incomunicabilità e rabbia che si crea quando non si riesce a risolvere in modo aperto i propri conflitti con il prossimo causando frustrazione e dispiacere. Roots Pulling Up è invece una metafora della decrescita felice e presenta una texture elettronica che via via si sfalda, lasciando spazio al pianoforte a coda. Il brano vuole essere quindi un auspicio di un idillio futuristico in cui le cattedrali nel deserto faranno da sfondo a paesaggi arcadici. Tabulone e Rasone, infine, sono due improvvisazioni libere fatte senza usare alcun materiale scritto di partenza, in cui il gruppo prova a proporre il suo suono tipico e il suo approccio aperto alla musica nel modo più puro e non edulcorato possibile.