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Un delicato arpeggio di chitarra elettrica e i rintocchi sui piatti della batteria fanno da tappeto sonoro al breve assolo di tromba che apre il brano. Pochi secondi e siamo già immersi nel clima melanconico e nostalgico che Andreadieci propone.

Presentata dallo stacco di percussioni la voce attacca e porta avanti la traccia nel pieno rispetto della sua versione più rock: il timbro dell’artista vuole esprimersi in senso autodistruttivo e provocatorio, quasi rimandando a quel magico e torbido clima proposto dai poeti “baudelairiani” della storia letteraria. Un testo profondo ma dalla struttura semplice e schietta: disegna immagini comuni nella vita di ogni uomo ma mai banali, sempre colorate dalle nostre soggettività.

Il sound è preciso e convinto, un fluido soft rock che ci coinvolge lungo tutta la durata creando una connessione con l’artista e il suo trasporto sentimentale, la sua passione, la sua dolce fragilità.

L’artista canta direttamente alla persona amata, confidandoci quanto i due si vogliano bene reciprocamente e nonostante non si vedano da un po’ applicano ciò che davvero conta, cercarsi con la mente. Un messaggio d’amore, tanto semplice quanto profondo sfogo sentimentale.

Un brano che per l’artista è una vera esigenza da produrre, una necessità comunicativa, un diritto che merita di concedersi, uno sfogo avvolgente chiuso con un caldo assolo di chitarra finale, performato da Andreadieci stesso.

ANDREADIECI, classe 1976 e di origini milanesi, associa il suo nome di battesimo al numero dieci: come il numero dei campioni, come simbolo delle sue multiple personalità musicali. Dieci come augurio per il suo futuro musicale.

Andreadieci è un autodidatta cresciuto per imitazione. Preparato, dinamico, creativo e riflessivo, da sempre innamorato di Morrison e Grignani, Ungaretti e Rimbaud. Si fa chiamare “ragazzo di strada”, citando il mitico brano dei Corvi.

Andrea fa emergere la sua personalità poliedrica sin dal primo approccio alla musica in età adolescenziale. Affamato di conoscenza, spazia dall’ascolto dei Sottotono e Articolo 31 a quello di Venditti, Baglioni e Camerini.

Durante il liceo si avvicina alla musica d’oltreoceano, sperimentando il blues americano e prendendo come punti di riferimento i Doors e i Dire Straits. Tutto questo si riflette nei primi esperimenti giovanili con I Semplici, gruppo musicale in cui prende parte all’epoca. Con il tempo la band cambia nome e nascono i I Nativa, progetto che volle avvicinarsi al rock in generale, dei Nirvana in particolare.

A vent’anni frequenta il QG Studio, i B-Nario e gli Indako. Contemporaneamente affianca al lavoro una sua produzione personale e grazie alla passione per la chitarra inizia a comporre le sue prime canzoni.

Milano è stata il suo trampolino di lancio: ha avuto la possibilità di esibirsi in locali musicalmente molto riconosciuti, come il Legend, il Tunnel e le Scimmie.

Per dieci anni ha lavorato con il gruppo musicale dei B-Nario come tecnico, tour manager, organizzatore di concerti e assistente di studio. In quegli anni ha conosciuto Alioscia Arioli, musicista e produttore musicale che ha collaborato per sette anni con Gianluca Grignani. Con Arioli ha arrangiato il suo singolo Mary Love, uscito nel 2021, canzone dal sapore fiabesco, metafora di sentimenti e comportamenti umani interpretati in chiave rock.

Nel 2022 ha pubblicato i brani Un Secondo e Chiamo gli amici.

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