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L’acclamata band francese PHOENIX vincitrice di un Grammy coindivide il brano “Winter Solstice“, contenuto nel nuovo album di inediti “ALPHA ZULU” in uscita il 4 novembre 2022 via Loyaute/Glassnote Records.
La bellissima “Winter Solstice” è senza dubbio la canzone più malinconica del disco ed è l’unica traccia che non è stata composta dalla band insieme nello stesso studio: infatti è stata creata in due continenti diversi per la prima volta nella storia dei PHOENIX. Il brano è stato costruito a partire da un lungo loop che i membri della band hanno inviato al frontman Thomas Mars, chiedendogli di registrare un flusso di coscienza, una canzone che alludesse ai loro pezzi classici come “Love Like A Sunset Pt. 1 and 2” e “Bankrupt”, ma che suonasse come qualcosa di completamente nuovo.
In concomitanza con l’uscita del singolo, la band condivide un video musicale diretto dai precedenti collaboratori di “Ti Amo” Warren Fu e Saoli Nash. Se “Winter Solstice” cerca di riempire il vuoto creato dalla distanza della pandemia, il video affronta il vuoto a testa alta. Riguardo al video, i registi hanno dichiarato: “We love the slow pace and painterly compositions of early cinema. The stark simplicity of orthochromatic film and analogue techniques fit the song like a glove… if songs had hands and needed gloves.”.
La band ha recentemente suonato la title track da Jimmy Kimmel Live! e precedentemente si è esibita live al Late Show with Stephen Colbert suonando “Tonight” feat. Ezra Koenig dei Vampire Weekend.
Prodotto dalla band stessa e registrato al Musée des Arts Décoratifs di Parigi, che si trova al Palais du Louvre, “ALPHA ZULU” è tutto ciò che i Phoenix sanno fare al meglio: melodie accattivanti e disinvolte accompagnate da una produzione sempre innovativa, che hanno dato vita a ciò che è destinato a diventare uno degli album del 2022.
In effetti “ALPHA ZULU” ci ricorda immediatamente ciò che ha reso i Phoenix una delle band più amate degli ultimi due decenni, un’ulteriore testimonianza della duratura influenza che la band ha avuto, e continua ad avere, sulla cultura pop.
Si nota una nuova scioltezza qui per i Phoenix, un incontro di emozioni, stili ed epoche nato dal folle incubatore stilistico che è stato il Musée des Arts Décoratifs: “The Only One”, con le sue  percussioni rain-drop, si scontra con “All Eyes on Me” violenta, quasi una techno-mitragliata; c’è un focus sullo “spazio negativo” e un senso di puro romanticismo, sebbene sfumato con una matura comprensione di quanto preziosa diventi quella sensazione con il passare degli anni. “My Elixir,” una canzone solitaria e distante con un ritmo dolcemente brioso che ha tutta l’aria del karaoke cantato in un bar vuoto. “Tell me anywhere is home,” Thomas supplica: “Can we go home?”. Stava pensando a come in  “Ti Amo”, i Phoenix riescano finalmente a dire “I love you” – “but in a different language”, ha ammesso. Vivendo ora in una situazione che assomiglia a uno scenario apocalittico americano, la situazione richiedeva immediatezza. Fu allora che Thomas scrisse l’unica canzone dell’album che non era stata composta in studio. I suoi compagni di band gli hanno inviato un lungo loop senza ritornello e gli hanno chiesto di registrare un flusso di coscienza. Il risultato è la traccia di spicco dell’album, “Winter Solstice” che potrebbe essere la canzone più triste dei Phoenix, che pulsa gradualmente dall’oscurità alla luce. “Turn the lights on / Find me a narrative / Something positive / This requiem played a few times before” canta Thomas.

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