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vivo” è l’album d’esordio del cantautore lodigiano Emit, un disco dal suono minimale ma sempre empatico, “vivo” e pulsante come un cuore affannato, un racconto intimo e personale alla ricerca di se’ stessi, una rinascita che ha il sapore di un ritorno a casa.
Un titolo che più ampio non poteva essere, “vivo” come verbo o aggettivo? Una constatazione, uno statement, che diventa infine un cenno di incoraggiamento in tempi incerti, che si apre coralmente al mondo per ricordarci che anche nei momenti di difficoltà possiamo essere pienamente noi stessi e comunicare ciò che sentiamo. Un disco che segna un cambiamento nella vita dell’autore, che, dopo vicissitudini personali, torna a vivere a Lodi, la propria città natale. Il riavvicinamento con la famiglia e con gli amici d’infanzia ha contribuito a questo lavoro in modo inaspettato, il padre di Emanuele ha contribuito alla coproduzione e alcune ex compagne di scuola hanno partecipato ai cori e al progetto grafico dell’album.
La genitorialità è un tema da cui, in un ragionamento generale sulla vita, non si poteva scappare. E se “mare” parla del rapporto con i propri genitori, del distaccamento e delle prime difficoltà, “Benjamin” è dedicata alla nascita del figlio di un amico fraterno e campiona le voci di Benjamin e della madre diventando una ninna nanna che racchiude tutta l’energia frizzante della nascita.
A livello sonoro l’album lavora colorando il vuoto, le chitarre, acustiche e elettriche, sono suonate in modo personale, con riff decisi ma sempre accomodanti che sostengono i brani su cui si poggia la voce calda di Emit. In alcuni brani compaiono beat elettronici minimali e fruscii materici che esaltano la sua scrittura obliqua, cantautorato contemporaneo emozionato e estroverso.

Emit è lo pseudonimo di Emanuele Conte, potrebbe sembrare un diminutivo del suo nome ma,
imprevedibilmente, è la sigla di un corso di laurea magistrale: Economics and Management of
Innovation and Technology. Per lui quegli anni di studio rappresentano un momento particolare, di
decisioni e cambiamenti, in cui ha capito che doveva godersi il proprio percorso e cercare di usare la
propria musica per creare conforto e connessione con gli altri.
Una musica fatta di contrasti che però convivono in armonia: i testi raccontano storie tristi ma spesso
approcciate in chiave sottilmente ironica, i brani si basano sul groove spontaneo e espressivo della
chitarra che incontra beat lo-fi sintetici ma a loro modo organici, vivi.
Negli anni, oltre ad un’intensa attività live, ha viaggiato spesso in Italia e in Europa come busker,
soprattutto nel Regno Unito, riuscendo ad essere ospite della BBC Radio di Liverpool. Nel 2019 vince
il primo premio del concorso Special Stage di Officine Buone e nel 2022 arriva tra i quattro finalisti di Musicultura, esibendosi per due serate all’Arena Sferisterio di Macerata.

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