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Dopo un’intensa attività da dj, varie collaborazioni e produzioni con differenti moniker, Zero Portrait pubblicail suo primo lavoro discografico disponibile sulla piattaforma Bandcamp di Antistandard Records. “Pulp” Ep è contemporaneo ma retrò al tempo stesso: una perfetta fusione di moderna bass music con contaminazioni afro, soundsystem giamaicani, sampling e turntablism in puro stile old school.
“Pulp” esce fuori dalla necessità di voler esprimere tutto quello che emerge dalla notte e in generale dai contesti oscuri e impescrutabili,  non per la loro natura criptica, ma perché é difficile per l’osservatore guardarci dentro, la “polpa”, l’essenziale può essere sgradevole agli occhi e doloroso nell’esperienza. “Pulp” rappresenta quindi la sostanza, la parte concreta… la “polpa”.
Il concept neanche troppo celato di “Pulp” risiede nella volontà di dare spazio e voce a chi spazio e voce non ne ha, ovvero gli ultimi, gli emarginati, i “freak” della società contemporanea. Così ecco che il brano “Fauna“, singolo di lancio in collaborazione con Agronomist parla appunto di quella fauna umana che non rientra in nessuna categoria “d’interesse” ma che ha la stessa dignità di coloro che fanno “hype”; “W. A. N. F. A.” invece rappresenta una critica ai finti rapporti d’amicizia creati sui social-media, che spesso generano più emarginazione che un sincero rapporto affettivo; “Gentrified Kids” significa letteralmente “bambini gentrificati” ovvero resi meno autentici, e quindi meno liberi di essere sé stessi e quindi autonomi, in quanto l’autenticità è meno “cool” rispetto l’omologazione imperante.
Con questo lavoro il producer di stanza a Roma vuole lanciare un’idea di musica e di esperienza condivisa che si allontana quindi dai riflettori social e generalisti dove tutto é calcolato e ben calibrato, dove tutti i protagonisti sono perfetti nel dettaglio. La sostanza é quella che si vuole far emergere, la musica nella sua sperimentazione e fruizione più diretta che parli e che affronti i temi che fanno paura come l’emarginazione, la malattia mentale, il consumismo irrefrenabile, creando una colonna sonora di un’opera teatrale in cinque atti dove siamo tutti attori.

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