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Due facce della stessa medaglia, un naturale sodalizio in musica tra assenza e ricordi: “Stronza”, il nuovo
singolo di Bartowski distribuito da Artist First per Ooneek Dischi, fuori ora su tutte le piattaforme digitali. Il brano, con un titolo dal forte carattere evocativo che non lascia spazio all’immaginazione, racconta un
contrasto: quello tra la musica e il testo, tra ciò che si sta provando e l’assenza della persona per cui lo si
prova, tra la consapevolezza del fatto che forse la colpa è mia e l’impulsività di chiamarti comunque “stronza”.
Il singolo ha le influenze d’estrazione soul e hip hop di stampo Bartowski, a cui ormai ci siamo affezionati con “Così blu” e “Peggio di così”, un equilibrio di sonorità avvolgenti e scrittura ammiccante, in perfetta chiave Gen Z.
“Mi manchi come l’aria quando sto sott’acqua, mi marchi come il ferro dopo che si scalda”
“Stronza” è l’urlo liberatorio di Marco, la presa di coscienza che nasce dal bisogno di parlare con una personache non c’è più, nel momento in cui ci si accorge che forse è il caso di assumersi le responsabilità dei propri errori. Il brano è dunque un racconto malinconico nella sua autoironia, nato per provare ad accettare l’ennesima delusione sentimentale: tutti viviamo periodi un po’ spiacevoli e, il modo migliore per affrontare il tutto, almeno per Marco, è fare musica.

Marco ha sempre ascoltato musica fin da piccolo, anche se la vera e propria svolta è stata a 14 anni, quando suo fratello gli regalò la prima chitarra: da lì ha cominciato a suonare quotidianamente fino alla scrittura dei primi testi. Produce e scrive, ispirandosi a chitarristi come John Mayer e parolieri come Mac Miller, il quale come in “Stronza” accosta basi più leggere e positive a testi più profondi e riflessivi. In Italia invece le ispirazioni principali sono Alex Britti e Fulminacci, con uno sguardo costante puntato non solo al pop ma anche al soul e al rap.

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