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Dal 16 giugno sarà disponibile “Bimbi dispersi” il nuovo singolo di Riccardo De Stefano, una traccia che assume tinte generazionali: è un racconto per immagini dell’attualità dei Millennials. Caratterizzati da una forte verosimiglianza, i quadretti presentati nel brano presentano persone dai 30 ai 40 anni circa che si scontrano con le incombenze della vita, diventando correlativo oggettivo di una generazione. La difficoltà a trovare lavoro, il dovere di fare una famiglia, la non comunicazione con le generazioni precedenti riguardo preferenze sessuali e musicali: tutti temi che toccano nel bene e nel male la realtà dei Millennials.

Il brano è anche un omaggio a David Bowie a “All the Young Dudes”, per cui si pone come una sorta di ripensamento o rielaborazione concettuale. Come questa racconta della generazione anni ’70 rispetto a quella dei ’60, “Bimbi dispersi” racconta dei Millennials.

L’artista dichiara: “Con i termini Generazione Y o Millennials si indica la generazione dei nati tra il 1981 e il 1996. Poiché i nati all’inizio degli anni Ottanta sarebbero diventati maggiorenni a cavallo del III millennio, si è iniziato a parlare di “generazione del millennio”. Ma non confondete questo con il “millenarismo”, che crede che la società verrà stravolta da un enorme evento – quale ad esempio il ritorno di Cristo sulla Terra – che porterà mille anni dell’Impero di Dio. Ahinoi, Cristo avrà di meglio da fare che tornare quaggiù per fare un po’ di chiarezza, per cui ci rimane solo la quotidiana e costante fatica, infarcita di speranze e di spot sui nostri telefonini. In cambio, possiamo mostrare il nostro profilo migliore, senza bisogno di porgere alcuna guancia. E “tutti quei giovani pischelli” degli anni ‘70 sono diventati genitori, e i loro figli maggiori ci guardano con distacco e fastidio. A noi rimane quel senso di vaga sconfitta e di nostalgia per qualcosa che non abbiamo vissuto, mai vivremo e non avremo mai. Per fortuna adoriamo lamentarci.”

Il ritornello rivendica la natura ironica della canzone e quindi la protagonista diventa la canzone stessa: il senso di sconfitta di disfatta che affligge i Millennials viene sbeffeggiato dalla canzone stessa che finge di parlare di una generazione, poiché il concetto di generazione rimane appunto astratto. Restano però i momenti storici.

Brano un po’ cinico un po’ disincantato, “Bimbi dispersi” potrebbe risultare proprio per questi motivi anche condivisibile.

Nato a Roma nel 1987, Riccardo De Stefano è conosciuto principalmente per la sua attività di critico musicale. Dopo dieci anni di attività di critico musicale, comprendenti creazione e direzione di ExitWell, scrittura di due libri in materia, nonché collaborazioni a eventi di risonanza nazionale, Riccardo De Stefano ha deciso di rimettersi in gioco “riportando tutto a casa”, per citare Bob Dylan. In che modo?

Riprendendo in mano la sua passione per la musica, ma in qualità di musicista. Benché in passato già attivo con formazioni del panorama musicale underground romano, stavolta ha deciso di metterci non solo la faccia, ma anche il nome e il cognome: rinunciare a un nome d’arte significa non avere niente dietro cui volersi nascondere. E se qualcuno se lo stesse domandando, il lavoro del critico e del musicista non sono in contraddizione: per De Stefano sono entrambi modi di capire, e amare, la musica.

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