Un disco che nasce dall’esigenza di coniugare lo swing e il Lindy Hop. Questo il punto di partenza di “Road to Swingin’ Hop” ultimo disco di Paolo Palopoli in uscita il 18 aprile per l’etichetta Emme Record Label. Il disco racconta il felice connubio tra il mondo dello swing e l’energia del Lindy Hop, ballo nato negli anni 30 in America, in un viaggio musicale che parte dal jazz europeo di Django Reinhardt, il pioniere del jazz manouche, che attraversa la tradizione balcanica, fino ad arrivare alle sonorità più moderne dell’elettroswing, passando per momenti più intimisti e sonorità jazz waltz e new musette francesi. Dopo 8 dischi registrati a suo nome e tanta esperienza nazionale e internazionale, “Road to Swingin’ Hop” è la sintesi dei percorsi musicali che hanno caratterizzato gli esordi musicali di Paolo Palopoli; in particolare la passione per lo swing europeo di Django Reinhardt, il be bop, la musica etnica, le sonorità ECM alla Pat Metheny, uniti dalla la voglia di mettersi in gioco oltre che come compositore e anche come autore di testi. Il progetto è strutturato in 12 tracce, di cui 10 composte dallo stesso Paolo Palopoli e 4 cantate. Un lavoro che è anche impreziosito dalla presenza di Alessandra Vitagliano e Federica Cardone alla voce, Giovanni Mattaliano ed Enrico Erriquez al Clarinetto, Mauro Carpi al violino, Leonardo Ciraci alla fisarmonica, Ciro Riccardi alla tromba, Massimo Mercogliano al contrabbasso, Domenico Benvenuto alla batteria e percussioni, Andrea Parente alla chitarra ritmica e Carlo Contocalakis ai cori e arrangiamenti insieme allo stesso Paolo Palopoli.

Tra i brani che compongono il disco, “Gitans” apre le danze, nel vero senso della parola: un intro in 5/4 lascia spazio al ritmo tipico delle danze gitane, il riferimento è al mondo di Djando Reinhardt. Segue “Amore Retro’” un brano swing autobiografico medium slow, nel testo si  immagina un corteggiamento fatto di sorrisi, chiacchiere, passi di danza in riva al mare, con il suono di vecchi giradischi dal sapore retrò. Terzo brano “Lindy Hop” tramite una ritmica elettroswing con un testo ironico, citando i caposcuola di questo ballo e i passi più famosi, si racconta la nascita di questo ballo negli anni 20 ad Harlem, sulla musica delle grandi orchestre. Primo testo in italiano che tratta questo argomento. “Balarm In 7” rappresenta il nome con cui, alla fine del primo millennio gli arabi chiamavano Palermo. Città in cui Paolo Palopoli è stato docente di chitarra jazz al conservatorio. E’ una dedica a questa meravigliosa città pregna di colori arabi, ma anche suoni balcanici e del mediterraneo, la composizione è in sette quarti, non è casuale, infatti il numero sette da un connotazione esoterica come  lo è la capitale della Trinacria. “Rue Belleville invece ci porta tra le strade parigine a ritmo di waltzer in pieno stile Tzigano. 

Con “Afternoon In Blue” si ritorna allo swing, dal titolo si evince subito che è un contrafact del famoso standard jazz Afternoon in Paris. “Flamme Violette è un bolero sempre in stile di Django che ricorda il ritmo di Troublant Bolero. Il titolo si riferisce alla Fiamma Violetta considerata dai maestri asceti il fuoco sacro, un’energia divina capace, a chi la invoca, di purificare. “Love In The Moonlight” altro brano swing con un testo romantico che parla di un storia d’amore nata tra una coppia di ballerini illuminati dalla luce della luna. “Made For Gypsy Woman” è una bossa nova, ma in stile manouche. La Foule viene dal repertorio di Edith Piafh. Il testo struggente parla della gioia nell’essere circondati da una folla che ti avvolge, ma anche di come questa gioia possa finire da un momento all’altro proprio a causa della folla che ti può portare via qualcuno in un istante, e lasciarti indifeso e pieno di dolore. “Zahir” è un brano in 5/4 con una sonorità intimista in stile jazz europeo ECM per questo si discosta dal resto del disco. Vuole rappresentare come nel romanzo di Paolo Coelho, un’ossessione che non può essere dominate, si insinua lentamente e la mente ne diventa inesorabilmente vittima.  A chiudere il disco My Kind Of Be Bop“, untema be bop molto veloce scritto dal chitarrista Andreas Oberg, sulla struttura del più celebre standard jazz Cherokee. Qui si è volute giocare con assoli funambolici in stile hard bop del clarinetto e della chitarra, sul tappeto sonoro tipico del manouche.

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