TO ALL THE LOST SOULS” è l’album di debutto di Guinevere, il progetto più personale e autobiografico dell’artista. Dopo avere esordito nel 2023 con l’EP “Running In Circles”, lavoro che ha attirato l’attenzione degli ascoltatori più curiosi e della critica, rivelandola come uno dei nomi più interessanti sulla scena indipendente italiana, capace con la propria musica di navigare nei territori del folk, guardando anche verso il jazz, il rock e la musica classica, e grazie al quale ha diviso il palco nel suo primo tour con artisti come Bon Iver, Kings of Convenience, Japanese Breakfast, Erika de Casier e tanti altri – “TO ALL THE LOST SOULS” conferma e amplifica ulteriormente la qualità e le ambizioni del profilo artistico di Guinevere.
“TO ALL THE LOST SOULS” si presenta come uno schermo infinito, su cui scorrono vecchie pellicole di memoria, una finestra che si affaccia su un diario aperto. È traccia degli anni in cui l’artista ha lottato contro la depressione, affrontando una serie di temi profondi prima di riuscire a ritrovare la luce. “TO ALL THE LOST SOULS” è anche una dedica ad Andrea, caro amico di Guinevere, che si è tolto la vita nel settembre del 2019 e che rappresenta il motore emotivo dell’intero progetto.
Il disco inizia con il raccoglimento introspettivo di “Little Blue Gin” che racconta l’infanzia solitaria dell’artista dall’immaginaria prospettiva della sé stessa del futuro; delle percussioni rarefatte fanno il loro ingresso in “Unravel”, brano dalle sfumature folk sperimentali che nasce dall’incontro onirico con l’amico scomparso, che le consegna in sogno questa melodia delicata e struggente. In “Wintersick” le atmosfere introdotte nei brani precedenti si arricchiscono del primo intervento di chitarre di matrice quasi shoegaze, ma anche di un quartetto di violini, che riproducono la dialettica tra fuggire dai traumi o resistere stoicamente scegliendo di restare.
Depressione, ansia, autoanalisi sono al centro di “I Need A Glass Of Water”, che inizia disturbata e prosegue per stanze, musicali, liriche e della mente, per cinque minuti di sofferenza e disperata consapevolezza, arricchita da un coro di voci bianche. “Letters From a Body” è un manifesto del rapporto con il corpo quale santuario della memoria e del dolore, mentre “Everybody Dies” del sarcasmo che serpeggia in ogni luogo della sofferenza.
L’interludio “A Message” scoda il momento di ironia, circondando il dolore con il canto degli uccellini del giardino della chiesa sconsacrata di Pieve di San Martino in Veclo, dove l’artista ha lavorato insieme a Damon Arabsolgar per ultimare la scrittura del disco.
“Generational Fear” è invece il grido di una generazione che, pur distrutta dal dolore, spende le sue poche energie a gridare speranzosamente all’umanità di unirsi. Nata da una poesia scritta in riva al fiume, “Rough Skin” prende forma insieme a Damon Arabsolgar, di cui si può sentire la voce all’interno del brano e di cui soprattutto si sente l’arpeggio di chitarra che traina l’intera traccia. “Sorry” è una dedica alla famiglia per il supporto incondizionato dato durante la malattia: il momento “familiare” prosegue anche con “Restless Fleshess”, nata da accordi di chitarra scritti dal padre dell’artista durante una giornata di paralisi depressiva inaspettatamente svoltata da questo regalo del genitore. “The Equilibrist” nasce sulle spiagge toscane insieme all’amico Stefano, e si costruisce su un tempo di valzer, twist inaspettato e straniante che trasuda inquietudine burtoniana e si sposa con la dolcezza delle linee di voce di Guinevere. Sempre dalle spiagge, sempre dall’amicizia – in questo caso con Claudia – nasce anche “Be Like A Spider – She Said”, costruita su una percussione, un coro di voce e un pianoforte, che racchiude tutta la luce e speranza di un periodo dell’artista in cui faticosamente e grazie all’aiuto di amici e parenti ricominciava a muovere i primi passi verso la luce. Il disco si chiude infine con “Per Andrea, Per Sempre”, dedica all’amico scomparso, “un atto psicomagico alla Jodorowski”, lo definisce l’artista, un brano corale per voci, archi,
percussioni e sax di un’emotività disarmante, un canto pieno di amore, solidarietà e vicinanza, in grado di creare una ritualità in cui rielaborare insieme ciò che la sua presenza nel mondo ha lasciato.
Pur partendo da tematiche intime e personali, grazie alle sonorità cinematiche che lo caratterizzano, i brani dell’album offrono una prospettiva mutevole, come lenti di una telecamera che spaziano da dettagli intimi a un orizzonte più vasto. Se a volte sono i suoi stessi occhi a scrutare gli angoli più fragili di sé, altre volte sono sguardi esterni a cogliere il percorso interiore dell’artista e, al contempo, quello dell’umanità intera. È un viaggio che si muove tra il microscopico e il macroscopico: non solo il vissuto di Guinevere, ma anche quello di un mondo ferito, che emargina chi si sente diverso, solo, escluso.
“TO ALL THE LOST SOULS” è una critica alla mancanza di attenzione e ascolto da parte del sistema verso l’individuo, ma rappresenta anche un gesto di solidarietà, un messaggio di speranza e supporto per tutti coloro che si sentono smarriti e per coloro che, a causa della mancanza di ascolto e cura, abbiamo perso lungo il cammino.