Print Friendly, PDF & Email

Un viaggio interiore in cui il linguaggio del jazz si fonde con la psichedelia, con suoni, tradizioni e qualche eco lontano proveniente dal Messico. Questa miscela di colori si traduce nel nuovo disco del chitarrista italiano Daniele Morelli intitolato “La Valigia dei Sogni“, pubblicato il 3 settembre 2021 per l’etichetta Off Record Label, che vede la partecipazione del batterista Matteo D’Ignazi. Un lavoro originale dove la musica e la chitarra stessa diventano un vero e proprio pennello per dipingere uno stato d’animo specifico; proprio come avviene in una pellicola cinematografica che riprende le scene trasformandole in un film. Non a caso parliamo di un lavoro introspettivo e di ricerca in cui le composizioni sono uscite fuori strada facendo, grazie anche alle numerose sovraincisioni dello strumento stesso. Il tema e le melodie, spesso oniriche e trasognate, diventano la parte fondamentale di ogni brano, laddove l’interplay e l’estro del singolo lasciano ampio spazio a una spiccata attenzione ai suoni. A questo aggiungiamo una singolare ricerca ritmica, dove non manca l’utilizzo dei tempi dispari e dove l’influenza della musica locale messicana si sposa speso con un’idea astratta che parte da conoscenze jazz, rock e fusion. Una vera e propria sintesi dove mondi diversi si incontrano dando vita ad un mix culturale dalle mille sfaccettature.

Tra i principali brani del disco c’è senza dubbio “La Valigia dei Sogni”, title track che riassume alla perfezione l’essenza del disco. Una composizione che spazia tra il blues maggiore e minore che sintetizza alla perfezione l’idea del musicista che viaggia con l’immaginazione quando non può farlo attivamente. Calendario effimero è un brano in 9/8 ipnotico e onirico che descrive in musica il concetto del tempo, partendo dall’idea che parliamo di un’immagine relativa di cui ognuno di noi ha la propria concezione personale. Quando Apro Gli Occhi è una composizione in tempi dispari, dall’atmosfera melodica e dagli echi jazz rock con una forte presenza di psichedelia. E’ il primo brano registrato del disco in cui il batterista ha lavorato in maniera molto libera. Kumantuk è anch’esso un brano che descrive alla perfezione il percorso interiore di Daniele Morelli, dal momento che prende spunto da alcuni viaggi all’interno delle comunità indigene Mixes, in Messico, e ne racconta la cultura, le tradizioni, riprendendo soprattutto i ritmi tribali caratteristici. Un aspetto, quello della ricerca che ritroviamo in tutti i brani del disco, attraverso suoni, colori e punti di vista diametralmente opposti.

Share Button