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Il brano che apre il disco “Magazzino San Salvario” è una sorta di manifesto della musica della band. Le sonorità pungenti si fondono con un testo che parla di alienazione, raccontando la sensazione di vivere chiusi sempre e solo nello stesso ambiente, destinati ad una esistenza ripetitiva, anestetizzati da falsi alibi, senza avere mai il coraggio di andare oltre per aprirsi a nuove esperienze.

I Magazzino San Salvario si ispirano a sonorità grunge che fanno proprie, giungendo a una sintesi che consegna all’ascoltatore un mix di rock graffiante e testi che si inseriscono nel solco della miglior tradizione della musica d’autore italiana. L’idea di fondo è quella di riportare al centro  l’idea di canzone nella sua essenzialità, togliendo tutto ciò che è superfluo con il preciso intento di emozionare nella maniera più diretta possibile. Un ritorno alle origini della musica dal vivo, tecnicamente ineccepibile, senza fronzoli, ma dritta al cuore degli ascoltatori.

L’album si compone di dieci tracce per 40 minuti intensi, firmati da Stefano Caire, cantante e bassista del gruppo, e sono stati arrangiati dai Magazzino San Salvario insieme al produttore Pietro Giay. Il disco è impreziosito dai featuring di alcuni artisti di spicco della scena musicale cittadina e nazionale, quali Federico Sirianni e Renato Tammi, e dai cori di Roberta Bacciolo, Elena Bacciolo e Robertina Magnetti.

Magazzino San Salvario è una band formata da Stefano Caire (basso e voce), Giovanni Caire (chitarre), Dario Scotti (tastiere e voce) e Massimo Tiso (batteria). In particolare Stefano Caire nel corso degli anni ‘90 e primi Duemila è stato un protagonista attivo della scena musicale torinese, militando in formazioni come Mau Mau, Loschi Dezi e Karamamma, collaborando e dividendo il palco con molti dei principali artisti della scena cittadina e nazionale (dai Subsonica agli Elio e le Storie Tese, tanto per citarne alcuni). Inoltre è autore di saggi musicali e voci di storia della musica per alcune delle più prestigiose enciclopedie italiane.

Prima ancora che il nome del gruppo, Magazzino San Salvario è soprattutto un luogo fisico e reale, situato nel cuore dell’omonimo quartiere torinese, dove quattro amici di vecchia data, a partire dal gennaio 2020, hanno ridato forma e sostanza alla loro voglia di suonare e fare musica. Il progetto è cresciuto poi in clandestinità, durante il periodo del lockdown, con la produzione di un ampio repertorio di musica inedita ed originale.

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